I fratelli Azzerboni nascono nella ridente terra del Mugello, Giovanni nel 1930 e Giorgio nel 1934, discendenti di una lunga tradizione di fabbri.
Gli Azzerboni”, leggenda tramandata di padre in figlio, si chiamavano Zerboni, erano lombardi di provenienza, fabbri artigiani e magnani, di casa in casa esercitavano il loro lavoro.
Nel 1700 approdarono in quel di Borgo San Lorenzo essendovi prospettive di lavoro, la costruzione della “strada e ferrovia” Faentina.
Rimasero in loco, nella frazione di Ronta, e mutarono il nome in Azzerboni. Ininterrottamente tramandarono di padre in figlio l’arte e l’esperienza del duro lavoro “del ferro infuocato”.
Il 25 maggio del 1944, con i tedeschi attestati sulla linea Gotica, i bombardieri B/25 degli alleati, nel tentativo di colpire i viadotti ferroviari al Poggio, effettuarono un pesante bombardamento sull’abitato di Ronta che causò la morte di 30 persone e distrusse la casa e il laboratorio della famiglia Azzerboni.
Un ricordo di quel giorno tratto dal diario di un adolescente Giovanni Azzerboni:” …essendo già allora sfollati, vedevamo da lontano alzarsi nubi di fumo e polvere in direzione della nostra casa. Il babbo si precipitò, ed io al suo fianco, per verificare i danni e per tentare di recuperare alcuni oggetti, dai vestiti a qualche martello. Arrivati sulla scoscesa sponda del torrente Ensa, in luogo detto “i Pini del Budelli”, si vedevano solo macerie dalle quali spuntavano pezzi di muri ancora verticali. Il babbo Gaetano mi guardò: “siamo senza speranza”, mi diede il suo fazzoletto, ordinandomi di stare nascosto tra le frasche del sottobosco mentre andava a controllare da vicino le conseguenze del bombardamento. Al suo ritorno, affaticato dalla irta sponda boscosa, teneva per le gambe una gallina morta, lasciandola cadere a terra, cominciò a piangere, mormorando: “ecco cosa è rimasto”. Io presi la sua mano, la strinsi e giurai: ”babbo, ci sono io, ricostruiremo la nostra casa e mi prenderò cura di te, della mamma e di Giorgio”. Da quel momento, sempre a suo fianco, cominciò la mia vita di fabbro.”
Con tenacia, volontà e tanti sacrifici, lavorando anche i giorni festivi e le domeniche, i due fratelli nel 1963 fondarono l’azienda Artilet.
In oltre tre decenni di duro e instancabile lavoro svilupparono l’attività fino a renderla una realtà a livello nazionale, con commesse estere e per il governo italiano.
Nonostante le difficoltà, la fatica e i rovesci della vita, Giovanni Azzerboni coltivò sempre la passione per il bello e la creatività; numerose sono le sue opere realizzate, non per la vendita, ma per l’amore dell’arte del ferro in tutte le sue declinazioni.
L’esposizione “La Forgia di Giovanni” è un tributo alla sua memoria.